Le associazioni e società sportive dilettantistiche italiane sono poco meno di 100000; sono radicate nel territorio e generano entrate per oltre 5 miliardi di euro annui. Impiegano quasi mezzo milione di addetti ai lavori e servono circa 8 milioni di utenti la cui maggior parte è costituita da bambini e adolescenti. (fonte CONI)
Sono realtà che creano importanti opportunità di crescita per i ragazzi di tutte le età dando loro la possibilità di avvicinarsi allo sport allettati dalla ludicità cercata e trovata nello svolgimento della disciplina preferita.
La funzione sociale che queste attività esercitano, soprattutto a favore dei giovani, è molto importante: li stimolano nella gestione delle relazioni pubbliche, li aiutano a formare il carattere e soprattutto li distolgono dalla noia, dal nulla fare; quest’ultimi sono i pericolosi nemici dell’età adolescenziale.
Le ASD che sono sopravvissute alla crisi economica e sociale conseguente alla pandemia da covid-19, sostenendo i sacrifici in ottemperanza ai DPCM del momento e talvolta aggravate dai mancati introiti proventi da sponsor e gettoni di iscrizione, hanno continuato, dove possibile e con passione, la propria attività a fianco dei giovani, sostenendoli, che durante questo lungo e difficile periodo necessitano più che mai di fare sport per evadere dalle poco naturali restrizioni in vigore e mantenere viva quel minimo di socialità che costituisce un indispensabile elemento di vita ai fini della loro crescita.
I gestori delle attività sportive che si svolgono nei locali al chiuso e sulle piste da sci sono stati i più penalizzati perché costretti a sospendere i lavori. In questo caso, i sodalizi interessati si sono imbattuti anche nel problema dell’abbandono, sia sociale che di affiliazione, e hanno cercato di far fronte alla situazione dinamizzando l’attività a mezzo dei sistemi di comunicazione tecnologici attualmente di uso comune per molti, non per tutti, ma le soluzioni “smart”, come in questi casi, non sempre riescono a rimpiazzare le attività in presenza.
Dialogando con i responsabili delle associazioni sportive di vario genere che ho intervistato (esplicite nei prossimi servizi video) e da quanto appreso tramite altre fonti, si evince che la situazione è diventata troppo pesante ed urge l’attuazione di una regolamentazione che possa far operare le associazioni nelle varie tipologia di attività. Urge il ritorno alla normalità al fine di continuare ad arricchire il patrimonio sociale e di formazione sportiva costruito dalle associazioni dilettantistiche negli anni, scongiurandone il degrado che darebbe origine a gravi problemi sociali.
C’è bisogno di quella normalità garantita dalla Costituzione Italiana, in larga misura puntualmente già pagata negli anni (e in varie modalità) dagli italiani, dove il sistema sanitario e i servizi pubblici essenziali funzionano bene e di conseguenza assicurano stabilità e sicurezza, condizione tale che permetterebbe la normale conduzione delle attività in carico alle ASD, e non solo.